Essere in uno stato di veglia e attenzione non è semplicemente la capacità di affrontare le emergenze, ma la struttura portante del proprio vivere intensamente e totalmente.
Lo stato di veglia determina forza interiore che non va fraintesa con la forza della violenza, né mascherata da forza di sopravvivenza. Avere coscienza di sé sviluppa quella forza d’animo che determina la capacità di evoluzione e trascendenza, dall’essere dei bruti all’essere tesi verso la virtù e la conoscenza. Il bruto sopravvive anche a discapito di altri, egli mette sempre la sua esistenza sul piano personale e identificato, egli vive nella povertà del suo misero essere senza alcuna speranza né per sé ne per altri.
È incredibile come ci attacchiamo disperatamente a ciò che pare tenerci a galla nell’oceano dell’esistenza, spesso lo facciamo con una tale convinzione da dimenticare ogni altra cosa, come se quel legno galleggiante fosse lo scopo e il senso della vita, mentre è solo un appiglio passeggero. Nel far ciò, che sarebbe comprensibile per un naufrago che gli affida la vita, siamo persino dimentichi della morte collocandola altrove dall’evidente situazione oggettiva che stiamo vivendo.
Vi è un’antica disciplina che si chiama “memoria di sé” che ci insegna costantemente ad avere il coraggio di mantenere ciò che abbiamo di più prezioso anche quando pare che la vita ci abbandoni. Una disciplina che da sempre abbiamo coltivato e chiamato in molti e differenti modi, nata dai molti esseri umani che hanno preso coscienza della loro reale situazione.
Sauro Tronconi