Viviamo in un’epoca di coscienza digitale, dove la compassione si manifesta attraverso un “mi piace”, una condivisione, o al massimo, un piccolo contributo economico a un’organizzazione benefica. Questa è la nuova moneta del nostro tempo: il buonismo virtuale. Ma questo buonismo ha davvero un valore oppure è solamente l’ennesimo sintomo di una società sempre più narcisista e distante dalla realtà?
È facile sostenerci benevoli quando i nostri gesti sono limitati a pochi click. Tutto ciò che facciamo è esposto al giudizio immediato degli altri, e quindi perché non mostrare al mondo la nostra facciata migliore? Ma questa facciata è davvero la rappresentazione di chi siamo o è soltanto un’immagine costruita ad hoc per il nostro pubblico virtuale?
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