DEFINIRE LA COSCIENZA

“Tutto questo è spazzatura, disse G., il solito sofisma scientifico. È ora che voi ve ne liberiate. C’è solo una cosa giusta in ciò che avete detto: che voi non potete conoscere la coscienza che in voi stesso. Ma, notate bene, potete conoscerla soltanto quando l’avete. E quando non l’avete, potete riconoscere, al momento stesso, di non averla; lo potrete fare soltanto più tardi. Intendo dire che, quando essa ritorna, voi potete vedere che è mancata per molto tempo, e ricordare il momento in cui è scomparsa e quello in cui è riapparsa. Potrete così determinare i momenti in cui voi siete più vicino o più lontano dalla coscienza. Ma, osservando in voi stesso l’apparire e lo scomparire della coscienza, vedrete inevitabilmente un fatto che non vedete mai e del quale non vi eravate mai reso conto, cioè che i momenti di coscienza sono molto corti e separati gli uni dagli altri da lunghi intervalli di completa incoscienza, di lavoro automatico della macchina. Vedrete che potete pensare, sentire, agire, parlare, lavorare, senza esserne cosciente. E se imparate a vedere in voi stesso i momenti di coscienza e i lunghi periodi di meccanicità, vedrete negli altri con uguale certezza in quali momenti sono coscienti di ciò che fanno e in quali momenti non lo sono. “Il vostro errore principale consiste nel credere di avere sempre la coscienza, e in generale che la coscienza sia sempre presente, oppure che non sia mai presente. In realtà, la coscienza è una proprietà che cambia continuamente. Ora è presente, altre volte manca. E vi sono differenti gradi, differenti livelli di coscienza. Ma la coscienza e i diversi livelli di coscienza devono essere compresi in noi stessi dalla sensazione, dal gusto che ne abbiamo. Nessuna definizione può aiutarci, e nessuna definizione è possibile, fintanto che non comprendiamo ciò che dobbiamo definire. La scienza e la filosofia non possono definire la coscienza, perché vogliono definirla là dove essa non c’è. È necessario distinguere la coscienza dalla possibilità di coscienza. Noi non abbiamo che la possibilità di coscienza, e dei rari sprazzi di coscienza. Di conseguenza, non possiamo definire la coscienza”.

Petr D. Ouspensky. Alla ricerca del miracoloso

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