Il Kashmir, terra di forte contrasto, crogiuolo di religioni e filosofie sin da tempi remotissimi. Una terra che è stata capace di assorbire e digerire tutto quello che la ha attraversata, tutto quello che si è insediato in essa.
I colori e gli odori del Kashmir non sono solo India, sono anche Tibet, Cina, Medio oriente. E’ una terra forte dalla quale ti arrivano talmente tante sensazioni da sentirti confuso; non puoi elaborare tutto attraverso la mente e razionalizzarlo, devi solo percepirlo. Le persone che la abitano in questa nostra epoca sono per lo più in balia di tensioni razziali e fanatismi religiosi, l’orrore dell’automatismo che riesce a contaminare la terra dell’abbondanza. Ho visitato il Kashmir diverse volte a distanza anche di venti anni e mi sono domandato cosa davvero sta succedendo su questo pianeta, e se questo sia il progredire dell’umanità?
Luoghi meravigliosi, di bellezza straordinaria, con persone che vivevano umilmente, ma con una certa serenità, divenuti luoghi invivibili. Militari armati ad ogni angolo, perquisizioni, controlli, tensione continua. Le persone che avevano vissuto assieme per centinaia di anni anche con religioni differenti che ad un tratto sono di razze diverse e nemiche, una follia.
Dopo venti anni sono veramente stato male nel trovare posti di pace e serenità trasformati in luoghi di odio e di morte.