FIGLI CHE UCCIDONO E GENITORI IGNARI

Il nodo della questione è un gap evolutivo, non è trattando superficialmente la situazione che si modifica ciò che accade, la realtà è che l’Uomo dorme e non è ancora sufficentemente evoluto. Non giriamo attorno al vero problema!!!!
Il dialogo tra genitori e figli è spesso percepito come carente nell’era moderna, ma questo non è un fenomeno nuovo. Le generazioni passate hanno affrontato simili sfide comunicative, suggerendo che il problema fondamentale non risiede solo nella dinamica intergenerazionale, ma nella capacità intrinseca degli individui di comprendere e comunicare con se stessi. Questa auto-comprensione è cruciale per poter instaurare dialoghi significativi con gli altri, inclusi i propri figli.

Filosofi storici come Tommaso d’Aquino, Seneca e Socrate hanno enfatizzato l’importanza della conoscenza di sé, affermando che solo attraverso una profonda comprensione personale si può sperare di comunicare efficacemente con gli altri. Questo principio è particolarmente rilevante nelle relazioni familiari, dove una comunicazione efficace può significativamente migliorare il legame affettivo.

Essere “presenti a se stessi” significa essere pienamente consapevoli del proprio stato interno, monitorando costantemente pensieri ed emozioni senza lasciarsi sopraffare dal passato o dall’ansia per il futuro. Tale presenza consente lo sviluppo di una “giusta memoria”, interpretata come la capacità di filtrare e interpretare le esperienze in modo che rafforzino la nostra identità e guidino le nostre azioni future in modo consapevole.

Questa memoria attiva non è semplicemente un archivio di eventi passati, ma un processo dinamico di selezione e interpretazione che influisce direttamente sulle nostre decisioni presenti. Ciò facilita l’adattamento a nuove e stressanti situazioni con una sorta di saggezza pronta, basata su una comprensione approfondita delle proprie motivazioni e valori.

Insegnare ai propri figli a essere presenti a se stessi può aiutarli a sviluppare una simile memoria, non solo per conservare informazioni, ma anche per formare una profonda comprensione di sé che influenzi positivamente la loro capacità di gestire le emozioni e controllare gli impulsi. Questa educazione è essenziale per fare scelte più riflessive e consapevoli, cruciali per il loro sviluppo emotivo e sociale.

La “parola”, vista non solo come strumento di comunicazione ma come espressione di sé, diventa uno strumento per imparare a gestire le emozioni e a regolare gli istinti. Non attraverso la repressione, ma attraverso un’osservazione consapevole di sé, si può veramente insegnare ai figli il valore della parola e del dialogo. Questo insegnamento deve essere ritrovato e valorizzato per creare una memoria giusta, alimentando azioni consapevoli che si rinnovano in ogni aspetto della vita.

Sauro Tronconi

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