ESPERIENZA DI PRE-MORTE E COSCIENZA

Nell’essere umano, da tempi antichissimi, si è radicata la convinzione che qualcosa di essenziale possa sopravvivere alla morte fisica. Questa “qualcosa” ha assunto vari nomi nel corso dei millenni: anima, spirito, essenza, coscienza. Le tradizioni religiose di tutto il mondo hanno cercato di descrivere e spiegare questo fenomeno, talvolta con finalità di controllo sociale attraverso narrazioni popolari di paradisi, inferni e rinascite. Tuttavia, guardando oltre queste narrazioni, una mente libera e aperta si rende conto che c’è una sensazione profonda e ancestrale che collega ogni essere umano all’idea di una continuità oltre la morte, un’esperienza intima che sfugge alla logica del metodo scientifico tradizionale.

Negli ultimi decenni, grazie al progresso scientifico e alla curiosità intellettuale, alcuni scienziati hanno iniziato a esplorare le **esperienze di premorte** (DNE), cercando di comprendere cosa accada nei momenti in cui tutti i processi fisiologici del corpo iniziano a fermarsi. Queste esperienze, riportate da individui vicini alla morte clinica, includono fenomeni come la visione di tunnel di luce, incontri con entità o sensazioni di pace profonda. Anche se non possiamo ancora spiegare completamente questi fenomeni con i modelli scientifici esistenti, la ricerca sta accumulando una vasta mole di dati che suggeriscono l’esistenza di un processo che va oltre la semplice attività cerebrale.

Ma cos’è esattamente la ‘coscienza’? È un’entità separata dal corpo fisico, o solo il prodotto di complesse interazioni neurali? Alcune teorie ipotizzano che la coscienza sia una sorta di campo energetico che può rafforzarsi e stabilizzarsi durante la vita, al punto tale da poter sopravvivere alla morte fisica. Questo processo di evoluzione della coscienza, secondo queste teorie, non è un’anomalia, ma un fenomeno universale che rispecchia la legge dell’evoluzione stessa.

Secondo queste prospettive, la coscienza non solo rappresenta il nostro sé interiore, ma è anche una forma di energia che, in determinate circostanze, può mantenere la propria coerenza e memoria anche dopo la cessazione delle funzioni corporee. Questa energia potrebbe continuare il suo processo evolutivo, trasformandosi e adattandosi, ma con un obiettivo: nutrire l’intero ciclo di vita e di esistenza.

L’universo stesso sembra governato da una logica evolutiva, in cui ogni cosa è in un costante stato di trasformazione. Se vediamo la coscienza come parte integrante di questo processo, potremmo ipotizzare che la sua evoluzione vada oltre i limiti imposti dalla materia fisica. Lungi dall’essere destinata alla scomparsa o alla dissoluzione, la coscienza sembra essere parte di un meccanismo più grande, una forza che contribuisce al perfezionamento e all’espansione del cosmo.

L’idea che la coscienza possa creare una nuova forma di energia è in linea con un pensiero scientifico avanzato che considera la mente non come un prodotto esclusivo del cervello, ma come un campo quantistico capace di influenzare la realtà fisica. Il fatto che essa possa mantenere la memoria e proseguire un percorso evolutivo post-mortem porta a domande fondamentali: dove porta questo viaggio? Qual è il fine ultimo? Forse non è la dissoluzione o la fine definitiva, ma una continua trasformazione che arricchisce l’universo stesso.

Senza entrare in conclusioni dogmatiche o religiose, possiamo immaginare che il fine ultimo di questo processo sia la continua espansione della conoscenza e della consapevolezza, un processo che travalica la morte fisica e che si allinea con una visione più profonda dell’evoluzione universale.

Sauro Tronconi

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