Il Grande Fiume scorre dalla foce alla sorgente attraversando spazi grandi, disegnando nel suolo un enorme serpente che brilla al sole. Nel Grande Fiume è anche l’acqua che il tuo popolo beve ogni giorno, o mio Re, è anche l’acqua per lavare il corpo; per innaffiare la pianta, perché i bimbi giochino all’ombra. E nessuno, che prima non abbia compreso questo, può comprendere veramente il fiume che va dalla sorgente alla foce.
Sulle rive del Grande Fiume viveva Sertis, un uomo di buona e ricca famiglia che aveva fatto dell’arte, della scrittura e dello studio dei cieli il motivo della sua vita. Egli guardava sempre in alto, quando il sole iniziava a calare, per scorgere qualcosa che gli era sfuggito nelle notti precedenti. Mangiava poco, beveva solo acqua e nella vita null’altro era a lui caro come i suoi studi. Quando arrivò a completare i suoi 27 anni, si rese conto che i genitori anziani erano disperati che il loro unico figlio non ancora avesse una famiglia. Per non voler troppo procurar loro dolore e perché non lo si additasse come uomo strano, cosa che lo portava al centro di quell’attenzione e quel parlare che non voleva attirare, egli decise di prendere moglie. Pur non prestando molta attenzione alla scelta, sposò una donna bella, ma, nonostante la sua bellezza, pur anche sensibile e intelligente ed ebbe alcuni figli da lei.
Ma la sua attenzione era sempre rivolta verso il cielo, la scrittura, l’arte. Ogni suo momento era trascorso con gli occhi al cielo, oppure intenti a leggere uno scritto. La casa, i figli, la famiglia, pian piano divennero solo un paravento dietro cui egli si nascondeva per poter fare quello che desiderava. E così passarono 7 lunghi anni.
Un giorno la madre della sua sposa che abitava in un villaggio non lontano, si ammalò gravemente e la donna, facendosi accompagnare dai suoi tre figli, andò da lei per accudirla in quella malattia che l’avrebbe portata a un viaggio senza ritorno.
L’uomo fu quasi sollevato dal non dover intrattenersi con la famiglia e potere dedicare tutto il suo tempo a quello che veramente lo interessava della vita. Questa agognata libertà lo rese felice per 7 giorni, ma poi egli, senza capire cosa gli stava accadendo, cominciò a non essere più contento del silenzio che regnava nella sua casa. Anche la sua voglia di trascorrere le notti a guardare le stelle sembrò scemare, lo scrivere lo affaticava, raramente veniva preso dalla voglia di dipingere. Non capiva cosa gli stava accadendo.
Altre settimane passarono e il rientrare al mattino, dopo una notte trascorsa con gli occhi al cielo, senza sentire il vociare dei figli e il profumo del cibo che proveniva dalla cucina cominciò a creargli uno strano stato di malessere. E le stelle ogni notte sembravano risplendere di meno.
Passarono 3 lunghi mesi. Poche notizie erano giunte dalla moglie e dai figli, fino a che un giorno, un uomo gli recò un messaggio da parte della sua consorte che gli diceva della morte della madre e della sua decisione di non tornare a casa con i figli. L’uomo fu preso dallo sconforto, sentì come se le stelle pian piano si stessero spegnendo.
Passò 3 notti d’inferno, 3 giorni altrettanto cupi. Alla fine del terzo giorno, cavalcando a fatica una bestia, andò dalla sua consorte. Il suo cuore era in tumulto e, strano per lui, non sapeva cosa le avrebbe detto.
Quando la donna lo vide arrivare fu stupita, mai avrebbe pensato che qualcosa avrebbe potuto distoglierlo dalle sue stelle e dai suoi scritti. L’uomo non parlò per un giorno intero, semplicemente la guardò e lei si sentì spersa e imbarazzata: non lo riconosceva. Poi, dopo un giorno e una notte passata in silenzio, alla mattina l’uomo le andò davanti e guardandola negli occhi, come forse mai aveva fatto prima, le disse: “ Stanotte le stelle sono tornate a brillare”.
Ricorda, o mio Re, nessuno può comprendere cosa muove il mondo se prima non ha compreso le piccole cose che muovono se stesso, la sua vita di tutti i giorni, il suo cuore. Nessuno potrà vedere o comprendere tutto lo scorrimento del grande fiume se non hai per una volta almeno, bevuto la sua acqua o ti sei immerso in essa. Per comprendere non occorre conoscere il moto del sole e delle stelle, ma le cose semplici di tutti i giorni. Se parti dalle grandi cose del cielo, mai riuscirai a comprendere nulla. Ricordalo, o mio Re.