Medinamica – brani tratti dal libro

Brani tratti dal libro  



 
La meditazioneIl lavoro su se stessiL'uomo automaticoLa presenzaGuardare attraverso gli occhiIl presenteL'intelligenza emozionale
La meditazione

La meditazione non può essere rigida, perché essa è il fluire della vita. Dalla rigidità nasce la repressione non la comprensione.

L’uomo che medita con le tecniche è un povero. Una mente orientata alle tecniche è chiusa, è una mente che programma ogni cosa. Questo atteggiamento mentale ha allontanato gli uomini dal vero significato della meditazione.
Le tecniche servono solo ad aprirsi all’esperienza, devono dar modo alla vita di insegnare, devono dar modo all’uomo di comprendere.
Molti sono i luoghi comuni legati alla Meditazione. Non occorre assumere atteggiamenti straordinari o andare in solitudine in cima all’Himalaya; la Meditazione è qualcosa di semplice che deve accadere durante la vita di tutti i giorni, è legata all’osservazione, all’attenzione e alla rimembranza di sé, aiuta a comprendere sempre di più.
Vi sono migliaia di tecniche di Meditazione, che appartengono alla storia dell’evoluzione umana. Nel corso dei millenni, l’uomo ha radicalmente cambiato la propria esistenza ed è ovvio che una tecnica, perfettamente adatta ad un uomo dei tempi di Buddha, non lo è più per l’uomo contemporaneo. Certo, il fine è sempre il raggiungimento di uno stato meditativo, ma la tecnica deve necessariamente essere diversa. Ogni tempo ha creato nell’uomo una mente diversa ed i grandi Maestri del passato lavoravano ognuno sul proprio presente, a volte addirittura variando o creando tecniche adatte solo ad un determinato individuo.
Non credo ai prodigiosi effetti procurati dalle tecniche di massa o da quelle tramandate da millenni. Ogni individuo è unico e straordinario e vive in un preciso momento storico. Non possiamo prescindere da questo. All’inizio si deve avere un po’ di pazienza, ritrovare un linguaggio interiore che ci permetta di ritrovare la nostra interiorità iniziando ad osservare i nostri automatismi, i nostri stati di trance quotidiani. In seguito, quando la comprensione esperienziale comincia a farsi strada nella nostra coscienza e la consapevolezza compare, non ci si perde più e si diventa Maestri di se stessi, uomini liberi.

La Meditazione è la possibilità, attraverso un apprendimento particolare, di sviluppare e far crescere la capacità di “comprendere” nell’essere umano. Permette un ampliamento delle informazioni e degli input che noi immettiamo nel nostro sistema. Contemporaneamente, è anche un ampliamento del sistema stesso, e questo crea un circuito evolutivo esponenziale.

Penso che noi occidentali, in questo preciso momento, dobbiamo elaborare metodi innovativi di Meditazione, perché mai come in questo momento storico la mente ci costringe in uno stato di forte condizionamento.
L’orientamento del mio lavoro negli ultimi quindici anni è stato proprio quello di ricercare nuove e appropriate tecniche ed i risultati sono stati degni di nota: aumento dello stato di attenzione generale, un’osservazione diversa del proprio corpo nell’ottica della prevenzione, un forte calo dello stato di stress, una maggiore capacità di risolvere i problemi quotidiani, una partecipazione più intensa e positiva all’esistenza. Ma quello che ho notato in tantissimi individui è stato un cambio di qualità nella propria vita ed una presa di responsabilità individuale.
In questo senso agiscono le tecniche Medinamica che, negli ultimi anni, sono state sperimentate da migliaia di persone sulle quali è stato possibile verificare il potenziamento delle percezioni e della capacità di agire con lucidità nelle situazioni.

Il lavoro su se stessi

Non importa che voi siate perfetti in quello che state facendo. L’importante è il tentativo di quello che state facendo, l’importante è “muoversi verso”, non il risultato. E’ solo la mente a volere risultati, traguardi.

Il lavoro su se stessi, il lavoro sulla consapevolezza è un lavoro costante di costruzione che un individuo fa su se stesso, ed è un lavoro di grande libertà. Grande, grande libertà e grande responsabilità. Se non c’è questa presa di responsabilità, non è possibile fare lavoro su se stessi.
Cerchiamo di non entrare nel meccanismo, classico di noi uomini occidentali, che ci porta a sentire la necessità di arrivare a qualcosa, di dover raggiungere un qualche obbiettivo, un traguardo. Il lavoro su se stessi è fatto eventualmente di tappe, non di traguardi, di obiettivi. Queste tappe si susseguono e ci portano sempre ad andare avanti. Questa è la nostra vita e, dobbiamo comprenderlo bene, non è un punto di arrivo. Figuriamoci un po’ i tentativi di risveglio. Noi stiamo viaggiando, noi abbiamo una grande possibilità come esseri umani: quella di evolvere.

Questo è il tempo della vostra vita, ora.
Questa è un’opportunità.

Non importa che voi siate perfetti in quello che state facendo. L’importante è il tentativo di quello che state facendo, l’importante è “muoversi verso”, non il risultato. E’ solo la mente a volere risultati, traguardi.
E’ allora che cominciano a saltare fuori le cose, perché ci sono! Non puoi partire dalla fine, non puoi partire dagli effetti speciali collaterali.

Non perderti in tutto questo:
non preoccuparti di viaggi astrali, di spiriti dei defunti
o di cristalli che si muovono nell’aria.
Stai coi piedi per terra.
Si può fare di tutto, ma col principale obiettivo del risveglio.

Hai una palestra incredibile per fare questo. La tua vita di tutti i giorni è perfetta, sei nel punto giusto al momento giusto ed hai attorno tutti gli strumenti per poter risvegliare la tua consapevolezza. Non è necessario creare altro. Puoi utilizzare quello che già c’è.

L’uomo automatico

L’uomo automatico pensa di avere il controllo della propria vita ma, in realtà, non può controllare nulla. Tutto gli accade, ma quando comincia, come state facendo voi, a darsi la possibilità di essere realmente presente a ciò che gli accade, le cose iniziano a cambiare. A volte in maniera lentissima, a volte in maniera velocissima.

Il punto di partenza è
smettere di mentire a se stessi.

L’esistenza dell’uomo automatico può essere vista come un continuo susseguirsi di situazione-reazione, un costante ripetersi di comportamenti e azioni automatiche, inconsapevoli. Infatti, non esiste nulla di più difficile che parlare ad un uomo automatico del proprio automatismo: egli non se ne rende conto, anzi, sicuramente replicherà “io ragiono con la mia testa, so, prendo decisioni e valuto”. Non è consapevole dei meccanismi che regolano la sua vita e non è da colpevolizzare per questo: nessuno gli ha fornito gli strumenti per smascherare questa situazione apparentemente voluta.
Basta essere più attenti alle conseguenze delle nostre azioni, per renderci conto degli automatismi e per scoprire che spesso non agiamo per il nostro benessere.
Per l’uomo automatico la qualità della vita dipende dall’accumulo delle cose: vive per accumulare, trattenere, consumare, ottenere. Egli ha inoltre bisogno di essere continuamente riconosciuto dagli altri. Ha bisogno di appartenere a un gruppo, a una razza, a una famiglia, a un villaggio, a una tribù. Ha bisogno di sapere che non è strano, che mangia ciò che mangiano gli altri. È un continuo passaggio di proiezioni, di transfert e contro-transfert, di identificazioni e contro-identificazioni.
L’uomo automatico vive come un sonnambulo, incapace di seguire le sue reali potenzialità e di utilizzare la sua intelligenza.
Vive in una sorta di stato ipnotico continuo ed autoalimentato, è un processo che produce assuefazione.

L’uomo automatico non vive appieno, non utilizza tutte le sue reali potenzialità, non dà mai niente per niente, è solo superficie e non comprende realmente che l’esistenza umana è un fiume profondo di emozioni, di mutamenti.

L’uomo automatico non è in grado di assaporare la vita, perché vive nella paura di perdere quello che ha trovato, quel poco che crede di possedere: la sua è una vita piena di paura, paura, paura, sempre paura.
Questo uomo è l’uomo confuso, in preda ad uno stato di trance, preda di ogni condizione e di ogni forza esterna che può dirigere la sua esistenza in una maniera o nell’altra.

L’uomo automatico è come una foglia al vento.
Milioni e milioni di foglie spostate dal vento
possono produrre effetti catastrofici.

Questo uomo può andare tranquillamente verso la propria distruzione senza accorgersi minimamente di quello che sta facendo. Purtroppo l’uomo automatico è quello che adesso ha il potere sul nostro pianeta: è l’uomo diviso, è l’uomo egoista, è l’uomo imperialista, è l’uomo che consuma tutto senza preoccuparsi minimamente di quello che sta facendo perché, comunque, l’elemento più importante è lui. E’ quello che vive nella confusione delle razze, delle lingue, delle religioni, nella confusione degli io divisi, quello che quando entra a contatto con qualcosa di diverso, lo trita, lo trasforma, lo metabolizza alla sua maniera, o meglio, lo inserisce nel suo stato di trance, nella sua visione psicologica della realtà. Però,

L’uomo è un essere intelligente
ed ha in sé la capacità di evolvere.

E’ necessario cominciare ad elevarsi sopra l’automatismo. Per cominciare ad elevarsi dovete fare come un qualsiasi pallone aerostatico: buttare la zavorra. Uscire dall’identificazione, uscire dalle trappole.

La presenza

Il vero spessore della vita è determinato dalla qualità della percezione della propria presenza, presenza che deve essere percepita attraverso le allucinazioni. E non è lontana, è molto vicina. Talmente vicina che molti danno per scontata questa percezione. Forse, perché è troppo facile.

Vi riporto l’esperienza di un uomo, un medico, che mi ha scritto

“Ero in ambulatorio ed ho fatto la splendida esperienza di essere presente, sveglio e realmente partecipe a ciò che stavo facendo. Improvvisamente, dopo circa 4 ore da questa esperienza, ricordandomi di nuovo di me stesso, mi sono reso conto che per 4 ore, un pomeriggio intero, avevo ricevuto pazienti, scritto ricette e parlato in uno stato di completa assenza.”

Questa è un’esperienza importante: il rendersi conto dell’assenza, cioè lui ha avuto un momento di lucidità potente, poi è sprofondato nel sonno. Chi di voi ha fatto un po’ di lavoro sulla consapevolezza conosce bene il meccanismo: fino a che si fa un certo tipo di lavoro, ad esempio durante una serata Self, dove ci sono io che insistentemente vi dico: “Siete qui, siete ora, sentite la vostra presenza” tutto funziona. Poi, vi distraete un attimo, perdete l’attenzione e non ci siete più, perché siete abituati a non esserci, è una condizione normale per l’uomo automatico e non se ne rende conto.
Lui ha avuto questa esperienza da solo, dopo aver sperimentato alcune tecniche di autoconsapevolezza, ed in lui è subito scattato il processo di osservazione: ha assaporato la presenza, poi si è addormentato, è ripiombato nell’automatismo, e poi si è risvegliato per un attimo e, dopo quattro ore, ricordandosi di sé, si è reso conto di essere stato assente.
Questa sarà un’esperienza, ne sono convinto, che lui non scorderà più: il rendersi conto dell’orrore del sonno, dell’assenza, soprattutto in un mestiere come il suo, avrà lasciato un indelebile ricordo.
Riflettete sulla differente percezione delle situazioni, sui rapporti umani che egli potrebbe instaurare con i pazienti se solo fosse costantemente cosciente e presente. La qualità del suo lavoro cambierebbe. Scrive anche:

“Queste esperienze straordinarie non sono scomparse e la qualità della mia vita è cambiata: un universo si schiude davanti a me, non più teorico, ma pratico e possibile.”

Dicevano gli antichi Maestri Dervisci, che un uomo può realmente comprendere ed accorgersi che sta dormendo, solo nel momento in cui tenta di svegliarsi.

Usate tutte le strategie per rimanere svegli:
è facilissimo ricadere nell’uniformità, nel sonno,
in “ciò che sembra”

Guardare attraverso gli occhi

(Le persone sono davanti ad una parete di specchi e Sauro Tronconi suggerisce un pensiero cosciente)

Guardate la vostra immagine.
“Io vedo attraverso gli occhi”

Potete sentire e vedere solo se vi spogliate del vostro ego per entrare in una dinamica di osservazione. Diversamente, siete nei sogni. Potete cominciare a vedere e sentire se siete nel lavoro.
Il presente è qui ed ora.
Guardate come la vostra mente vi porta sempre via, vi porta da un’altra parte.
Mantenete l’attenzione dentro e fuori contemporaneamente. Se non viene da dentro, non esiste.
La realtà non è nell’esteriore,
ma nell’interiore.

Non c’è commiserazione, né falso amore, ecc. Se c’è la presenza, tutto quello che c’è è vero.

Guardate e nello stesso tempo sappiate che state guardando.
Io non guardo con gli occhi, ma attraverso gli occhi.

Un bel respiro profondo, ora allontanatevi dallo specchio e cominciate a camminare per la stanza e guardate le altre persone.

“Io ti guardo attraverso gli occhi, io ti vedo, ti vedo, ti vedo, sento il mio corpo che cammina, sento il mio respiro, ti vedo e vedo che tu mi stai guardando attraverso i tuoi occhi”.

Imparate a riconoscere questo, negli altri, quella luce che vedete negli occhi degli altri è la luce della vita.
Potete accorgervi, riconoscere quando passa coscienza attraverso lo sguardo.
Quella luce negli occhi vi dà la possibilità di riconoscere i morti dai vivi.
Fermatevi e mettetevi di fronte ad una persona. Afferrate le mani della persona che avete di fronte, stringetele forte, guardate in faccia la persona, sentite quel contatto, quelle mani, sentitele bene, e cominciate a sentire quel contatto partendo da dentro, non da fuori.
Provate a fare questo piccolo passaggio, cominciate guardando non con gli occhi, ma attraverso gli occhi, toccando quella persona non con le mani, ma attraverso le mani, muovetevi dall’interno, nel sentire.

La musica,
le mie parole,
le state ascoltando da dentro.

Bene, e ora staccate le mani e camminate per la stanza.

“Sono qui, ti vedo, accade tutto, ti posso sorridere, posso toccarti, ma mi sento e sento che è la mia coscienza che sta muovendo la mia mano verso di te e toccandoti, ti guardo e ti vedo attraverso gli occhi, non ho più paura di mostrarmi, perché io sono la mia presenza, non sono solamente la mia immagine.”

 

Il presente

Il tempo sta accadendo ora, ma il tempo non sono solo i minuti, i secondi. Qui ci sono i miliardi di anni. Il presente si dipana davanti ai vostri occhi, anzi, attraverso la vostra coscienza.
Sicuramente alcuni di voi hanno pensieri di grande sofferenza, problemi che sono accaduti a casa loro, problemi irrisolti, angosce: qualsiasi cosa vi sia accaduta, state qui, nel presente.

Il presente è qualcosa di estremamente leggero, come un soffio.
Il presente accade, accade continuamente,
adesso.

Autoconsapevolezza nel presente significa interfacciarsi in maniera completa con gli eventi della nostra vita, cioè essere noi stessi il flusso degli accadimenti.
Questo accadrebbe inevitabilmente e se facciamo resistenza creiamo solamente una situazione faticosa, perché comunque le cose accadono. Non sto parlando di fatalismo, perché anche una non scelta, anche un’azione compiuta inconsapevolmente determina delle conseguenze. Meglio quindi agire consapevolmente ed essere coscientemente responsabili di ciò che accade nella nostra vita.
Vedete, il presente non richiede delle interpretazioni molto macchinose: quello che siete siete, ora, vi dovete abituare a guardare quello che siete nel presente; l’uomo automatico invece immagina sempre di essere qualcos’altro, in positivo e in negativo naturalmente.

Nel presente non siete né meglio né peggio,
siete quello che siete.

 

L’intelligenza emozionale

Che cos’è l’intelligenza?
No, non è certamente l’erudizione, non occorre imparare a memoria tomi su tomi per essere intelligenti.
L’uomo automatico confonde l’imitazione con l’intelligenza. L’intelligenza è la capacità di elaborare potentemente i dati in nostro possesso, permettendoci di interfacciarci con la realtà. L’intelligenza vera è nel presente, nel qui ed ora e non va confusa con l’imitazione, che procede a pacchetti. Spesso un uomo che sembra intelligente riproduce cose dette da altri, cose fatte da altri ecc.. Noi diciamo che le scimmie sono imitative, ma spesso sono molto più intelligenti di noi.
Ci sono persone che hanno una intelligenza molto viva, anche se non hanno una grande erudizione, sono in grado di ottenere ottimi risultati nella loro vita, migliori di quanto spesso riesca ad ottenere una persona con un elevato quoziente intellettivo.
Occorre esserci quando accadono le cose, è necessario saper trovare le informazioni che ci servono, e queste informazioni non sono lontane da noi: sono nel nostro ambiente.

Guardate, guardate adesso cosa sta accadendo.
Non c’è nulla di fermo qui, nulla di statico, le cose sono ferme solo all’apparenza. Guardate bene, c’è cambiamento continuo, ci sono colori, trasformazioni, è come se l’aria fosse quasi densa, intrisa di mille parti di colore in continuo cambiamento; se guardate bene, potete guardare quasi lo spostamento degli atomi di questa stanza.

Trasformazione, cambiamento, intelligenza.
Intelligenza è sentire.

Intelligenza è sentire, intelligenza è essere rapidi nella percezione, intelligenza è adattarsi al presente, essere dove accadono le cose.

Nella nostra cultura, il sentire, l’emozionarsi è considerato una debolezza, qualcosa di cui vergognarsi e da controllare. Ma il sentire e l’emozione sono la nostra reazione a situazioni esterne, sono preziose informazioni che forniscono alla nostra mente la chiave di lettura della realtà che ci circonda.
Questa è l’intelligenza emozionale, la capacità di comprendere ed interpretare ciò che ci circonda al fine di fare scelte che migliorino la nostra vita e quella di chi ci sta vicino.

Le emozioni sono una cosa bellissima, molto importante, ma vanno gestite.
Gestire le emozioni non significa controllarle assumendo rigidità, freddezza: si può essere passionali, lasciarsi andare ma fare in modo che le emozioni diventino costruttive, facendo sì che le informazioni arrivino.
Per fare in modo che le emozioni diventino costruttive, che sviluppino l’intelligenza, bisogna mettere in atto delle strategie, bisogna comprendere i meccanismi, gli inghippi, cosa ci svia da questa strada evolutiva che dovrebbe essere naturale.
Questi inghippi sono legati all’automatismo, alla meccanicità, a condizionamenti tipici della nostra cultura.

Emozione come possibilità

E comincerete a gestire le emozioni in maniere differente rispetto a come siete abituati. Naturalmente, alla base di tutto c’è l’imparare a conoscersi.

“Conosci te stesso”,
diversamente, non è possibile gestire nulla
e le cose ci accadono.
Se ci siamo, siamo noi a decidere.

 

I commenti sono chiusi.