Socrate, grande educatore, ci spiega che la manifestazione del nostro essere più profondo, quel sintonizzare la nostra interiorità con la realtà si produce non attraverso la sapienza, ma attraverso il “retto sentire” che lui chiama “Sophrosyne”.
Così, nel vivere con piacere e sensibilità la nostra esistenza, generiamo “epifàino” in greco antico, ed è proprio nell’azione del rendere manifesta la nostra essenza proviamo gioia e bellezza e non solo riceviamo doni, ma condividiamo doni; mettiamo in relazione noi stessi con la natura profonda delle cose.
Per ottenere questo, non serve “téchne”, che significava agire con arte costruendo e per farlo occorreva istruirsi, viene richiesta solo la coscienza di se stessi in relazione al mondo, ed è il mondo stesso e l’insieme di ogni cosa a educarci e guidarci.
Così, cadendo il velo dai nostri occhi, ciò che vediamo attorno e dentro di noi è una continua epifania di bellezza e meraviglia, che al fine ci dona il senso del vivere e non l’effimera spiegazione del senso del vivere.
Sauro Tronconi