L’essenza della vita è inestricabilmente legata alla sua conclusione: la morte. Si tratta di due facce della stessa moneta, due poli di un continuum, impossibili da separare. L’ignoranza di questo fatto porta ad una percezione distorta e parziale del nostro esistere. La meditazione, spesso chiamata la “piccola morte”, ci offre uno sguardo al nostro profondo io, una visione che abbraccia sia l’incarnazione che la trascendenza, sia la vita che la morte. La vita, così, si svela come un orologio a due quadranti: uno avanza, l’altro retrocede.
Al termine di questa considerazione, ciò che emerge è che il significato del nostro tempo su questa terra è definito da noi stessi. Non in termini di durata, ma in termini di profondità e qualità. La nostra esistenza risiede nelle tracce che lasciamo dietro di noi attraverso le nostre azioni e le memorie che generiamo. A volte, queste impronte persistono; altre volte, si fondono nel grande oceano della memoria collettiva.
In definitiva, il tempo è un riflesso di chi siamo, non di chi pretendiamo di essere. È la trama su cui tessiamo la storia delle nostre vite, un metro di misura che segna non solo la durata, ma anche la profondità e l’ampiezza della nostra esperienza.
Sauro Tronconi