Il pericolo del sonno psichico nell’era digitale
L’attuale era è testimone di un’evoluzione della percezione umana, in cui la sensazione di impotenza di fronte a eventi di scala globale è diventata un sentimento pervasivo. La tecnologia ha ricalibrato il nostro legame con la realtà: ci ha dato piedi per volare nell’etere digitale, ma ha reso le nostre percezioni dell’emozione autentica più eteree, quasi virtuali. Il progresso, simboleggiato dalla potenza dell’immaginazione resa visibile dal cinema e dalle tecnologie comunicative, ha creato una nuova forma di coinvolgimento, uno che è simultaneamente intenso e distaccato.
Questa mutazione sensoriale si manifesta in una sorta di paralisi collettiva di fronte alla realtà cruda, come mostrato dall’esperienza dell’invasione del Kuwait. La popolazione, pur essendo bombardata dalle immagini dell’invasione, sembrava incapace di comprendere appieno la gravità della situazione finché questa non si è materializzata sotto forma di carri armati per le strade. Questo distacco, questa incapacità di connettersi emotivamente con eventi reali finché non ci colpiscono direttamente, è un segnale d’allarme.
La sfida è riconoscere come la nostra coscienza collettiva possa essere cullata in uno stato di “sonno psichico” attraverso queste medesime tecnologie che promettono connessione e comprensione. In questa era di informazione ubiqua ma superficiale, è facile per il potere manipolare e capitalizzare su questa inerzia emotiva e cognitiva. Ecco perché è cruciale rimanere vigili, cercare di riconnettere con la realtà in modi che preservino l’urgenza e l’immediatezza del nostro coinvolgimento con il mondo. Solo così possiamo sperare di trasformare il senso di impotenza in azione efficace e recuperare il nostro potere nel corso degli eventi mondiali.
Sauro Tronconi