Se si vuole trovare l’India molto lontano dal continente indiano bisogna andare a Bali. A parte gli scherzi, questa isola è come se fosse stata colonizzata in epoche remote dalla cultura induista, per poi evolvere una sua particolare spiritualità animista e potentemente legata alle forze primarie della natura.
Tutta Bali andrebbe protetta come luogo unico al mondo, purtroppo tutto sta rapidamente scomparendo sommerso da surfisti australiani e pizzerie italiane; da un governo, quello indonesiano, fortemente filo mussulmano che non favorisce certo le altre culture religiose. La degenerazione è molto rapida, resistono i villaggi all’interno sulle meravigliose risaie a gradoni.
Di Bali mi rimane negli occhi il cielo pieno di aquiloni e nei piedi le continue scossettine di terremoto e la gente delle campagne, tutte brave persone. Se si riesce a scansare il famoso albergo dove ai bei tempi i Rolling Stones facevano follie si arriva al grande vulcano al centro dell’isola con i meravigliosi templi che lo circondano e si può respirare un’atmosfera ricca di cuore e anima, anche se l’abbandono di quei luoghi, mette un po’ di tristezza; come se il loro spirito di sapienza si fosse volatilizzato con gli antichi uomini che li costruirono.