I deserti sono vuoti, polverosi e caldi. Per la mia esperienza io li vivo come momenti di passaggio, di transito. Esteriore ed interiore. Non sono luoghi di permanenza, giusto il tempo del transito. C’è da dire che alcuni transiti richiedono tutta una vita.
Ho dormito nel deserto, ho viaggiato in diversi deserti, in quei luoghi ho percepito, come non mai, l’assurdità dei confini imposti dagli uomini. La gente dei deserti sa bene ciò di cui parlo, essi si muovono e attraversano, e basta. Come se non esistessero confini. Il confine in un deserto è solo un idea assurda, un sogno di qualcuno lontano dal deserto.
Il deserto è pericoloso, perché gli uomini moderni non hanno più il senso reale delle distanze, delle distanze percorse a piedi o con un animale, essi viaggiano con i mezzi meccanici velocissimi, hanno perso il senso della distanza. Quando sei in uno spazio di centinaia e centinaia di chilometri quadrati, a volte migliaia e ti muovi a piedi e con un animale da trasporto, la distanza diviene drammaticamente reale.
Anche pochi chilometri in quelle condizioni diventano distanze immense e quello che accade a molti è che la distanza assume un aspetto psicologico che ingigantisce il tempo e la percezione, mentre per un abitante, per un viaggiatore di quei luoghi da sempre, la distanza è normale, come è normale in lui il tempo che vive per percorrerla ed è un tempo di vita reale.
L’ultimo deserto che ho percorso per un tratto è stato quello del Thar a ovest di Jaisalmer verso il confine con il Pakistan, solo poche decine di chilometri, ma nella stagione sbagliata, a dorso di cammello con cinquanta gradi è stata davvero dura, un viaggio eterno. Lungo una pista che in altre stagioni veniva comunemente usata dal popolo del deserto, i discendenti dei guerrieri Rajput, per portare merci e alcool in Pakistan ed altro, non voglio nemmeno immaginare cosa, di ritorno in India.
Ma l’immagine più viva che ho del deserto è il freddo di una notte nel Sahara con in cielo una luna talmente grande che sembrava stesse atterrando sulla sabbia.