Il Tibet indiano: ispira, eccome ispira! Ma prima bisogna ricominciare a far arrivare l’ossigeno al proprio cervello, altrimenti è dura, molto dura avere qualsiasi tipo di ispirazione…. e con la rarefazione da alta quota ci vuole tempo e pazienza.
L’ideale per un viaggio nelle “terre alte” è farlo lentamente, a piedi sarebbe meglio, fermandosi a diverse quote, con pazienza e senza esagerare, riflettendo, ascoltandosi e guardandosi attorno. Ovviamente è quasi impossibile, c’è fretta, sempre fretta, per un motivo o per l’altro, una volta è il clima, un altra sono i visti che scadono, un altra devi tornare prima o poi. I primi giorni diventano spesso una dura lotta fisica, che lascia poco spazio ad altro. Stati di incoscienza ampliati, nausee, mal di testa, stanchezza quasi sempre, ma anche momenti di pienezza e grande solidità, chiarezza e centratura estrema, presenza e stupore per i meravigliosi paesaggi. Un prezzo che si paga volentieri.
Certo se andate a cercare la spiritualità in Tibet, potreste avere la sorpresa di trovarla al vostro ritorno sotto il tavolo della vostra cucina. Attenti dunque, nessuna aspettativa o fantastici viaggi di testa, piedi ben piantati a terra e chiarezza su ciò che si vuole veramente.