In un’epoca in cui la digitalizzazione sembra aver raggiunto ogni angolo della nostra esistenza, i social media sono diventati la piazza virtuale dove condividere pensieri, emozioni e, ovviamente, immagini di gattini adorabili. Tuttavia, nonostante l’opportunità di discutere temi profondi e urgenti, sembra che le masse digitali siano più inclini a cliccare su “Mi Piace” sotto una barzelletta spiritosa o un gattino spaventato che su una discussione seria riguardante la guerra e i suoi orrori.
Questo fenomeno potrebbe essere visto come una fuga dalla realtà, un modo per evitare di affrontare le dure verità che la guerra porta con sé. C’è una sorta di negazione collettiva che si manifesta quando si tratta di confrontarsi con le tematiche belliche. Le persone si rifugiano nel conforto di una risata facile o nella dolcezza di un gattino, piuttosto che tuffarsi nelle acque turbolente della riflessione sulla guerra. Forse, in fondo, l’umorismo e l’innocenza dei gattini offrono un rifugio dal caos esterno, una pausa momentanea dalla gravità della vita reale.
Ma c’è di più. La propensione per il sensazionalismo sui social media mostra una sorta di superficialità collettiva. La guerra, se non accompagnata da immagini scioccanti o titoli accattivanti, non sembra catturare l’attenzione come fa un meme divertente. È una riflessione amara sulla natura umana o forse sulla cultura digitale che ci trova immersi?
È quasi come se la guerra, nella sua complessità e gravità, fosse troppo grande per essere contenuta nei piccoli schermi dei nostri smartphone o forse troppo reale per la natura spesso surreale dei social media. E mentre i like continuano a piovere su video di gattini che giocano con una palla di lana, i post che cercano di stimolare una riflessione seria sulle origini e le conseguenze della guerra languiscono nell’ombra, spesso ignorati o trascurati.
Ma in mezzo a questo panorama desolante, c’è un filo di speranza. Ogni tanto, una discussione seria sfonda il muro dell’indifferenza digitale, raggiungendo e toccando le persone. Forse, con il tempo, l’equilibrio tra il serio e il frivolo sui social media potrebbe cambiare, aprendo la porta a discussioni più profonde e significative. Fino ad allora, i gattini continueranno a regnare sovrani nel regno dei like, mentre le discussioni sulla guerra attenderanno pazientemente il loro momento sotto il sole digitale.
Purtroppo il nostro rapporto con i social media è un riflesso delle nostre priorità e dei nostri valori. E come una finestra sul nostro animo collettivo, ci mostra sia la nostra capacità di empatia e umorismo, sia la nostra riluttanza a confrontarci con le dure realtà della vita.
Sauro Tronconi