Era una fredda mattina d’autunno quando il mondo scientifico, con un misto di sorpresa e rassegnazione, si svegliò alla notizia che non solo l’uomo, ma anche i suoi cugini più pelosi, erano impegnati in attività di dubbio onore morale. “Animali che mentono per convenienza,” titolavano i giornali, “Scimmie che organizzano colpi di stato per un migliore accesso alle banane.” Ah, la natura! Sempre pronta a ricordarci che, in fondo, non siamo poi così speciali.
E così, l’umanità si trovò a fare i conti con una realtà scomoda: l’ipocrisia, un tempo considerata una prerogativa esclusivamente umana, era in realtà un fenomeno trasversale nel regno animale. Si narrava di uccelli che fingevano infortuni per attirare l’attenzione del sesso opposto, di delfini che diffondevano pettegolezzi per scalare la gerarchia sociale, e persino di formiche che, beh, facevano quello che le formiche fanno in situazioni simili (la ricerca è ancora in corso).
Ma non fermiamoci qui, per favore. L’umanità, nella sua infinita saggezza e con una buona dose di autoironia, decise che era il momento di fare un passo avanti. “Siamo forse solo scimmie ipocrite?” si chiedeva la gente, riflettendo sul proprio comportamento. La risposta, ovviamente, era un sonoro sì. Ma, a differenza dei nostri amici animali, abbiamo il dono (o la maledizione) della scelta.
E così, mentre le scimmie del vicino zoo organizzavano rivolte per il controllo delle migliori posizioni sugli alberi, gli esseri umani iniziarono a chiedersi: “Possiamo fare di meglio?”. La risposta, come sempre, era complicata. Certo, potremmo decidere di non seguire il nostro “automatismo biologico” e fare scelte differenti. Potremmo, ad esempio, decidere di smettere di fingere interesse per le storie noiose del nostro capoufficio per ottenere favori lavorativi. O forse potremmo smettere di “organizzare rivolte” ogni volta che il telecomando della televisione si perde nel divano.
Ma, ahimè, l’ipocrisia è un abito difficile da smettere. Come si dice, “vecchie abitudini muoiono duro”, soprattutto quelle evolute durante milioni di anni di selezione naturale. E quindi, cari umani, forse è il momento di accettare che, nel grande schema delle cose, siamo solo una versione leggermente più evoluta di quelle scimmie ipocrite che tanto ci divertono (e, talvolta, ci disperano).
Ma non disperate! Perché, in fondo, c’è sempre spazio per migliorare. E chi sa? Forse un giorno, l’umanità riuscirà a superare le proprie origini scimmiesche e diventare qualcosa di veramente unico. O forse no. Ma nel frattempo, possiamo sempre goderci il caotico, imprevedibile, e talvolta assurdo spettacolo della vita sulla Terra. E se questo non è un motivo per sorridere, beh, forse avete bisogno di una banana.
Sauro Tronconi