Il dare che viene dal cuore è la cosa più preziosa che ci sia, quel dare per il piacere di dare, ma nel totale rispetto dell’altro. Un uomo è un vero Re quando dà e non chiede nulla in cambio, ma non solo, dà non per elargire e mostrare la sua benevolenza, dà nel rispetto dell’altra persona, soddisfacendo un bisogno che è un bisogno dell’anima. Ciò di cui ti sto parlando non è solamente dare a chi non ha il cibo, certo è importante anche quello, ma il dare anche con un gesto e con uno sguardo. Un dare che reca silenzio dentro, un dare che significa avere prima ascoltato e compreso. Un dare che mostra intelligenza e spirito vivi. Ricordalo, o mio Re.
Presso la città di Nassiria, che sorgeva sulle rive del Grande Fiume, viveva un uomo, saggio e intelligente, ma all’apparenza strano e trasandato quasi come un mendicante. Egli suonava con la bocca uno strumento di terracotta che, come lui, era semplice e di poco conto al vederlo, ma emanava una musica meravigliosa. Viaggiava nelle città, cercando attraverso la sua musica, di potere avere quel poco che gli bastava per vivere. E così di città in città passava, raccoglieva un po’ di denaro, un po’ di cibo. Il suo peregrinare lo aveva reso ancor più un acuto osservatore dell’animo degli uomini. Egli amava lasciarli parlare, amava ascoltarli senza mai interrompere. E ascoltava senza che il suo pensiero volasse avanti nel tempo a dare una risposta non richiesta.
Il suo andare nelle piazze a suonare alleggeriva l’animo delle persone che incontrava e allo stesso tempo lo rendeva soddisfatto della sua vita.
Un giorno un nobile gli si presentò davanti ed egli, silenzioso, lo guardò e sorrise. L’uomo, col fare deciso di chi è abituato a comandare, gli disse: “So che la tua musica è bellissima, suona qualcosa per me e per questa donna” e accompagnò con la mano queste parole indicando una donna meravigliosamente agghindata e di belle fattezze, che camminava al suo fianco. Il musico tacque, in silenzio posò il suo strumento davanti a sé, aprì le braccia verso l’esterno, chiuse gli occhi e si addormentò.
L’uomo, offeso da questo atteggiamento, ma ben attento a nascondere i suoi sentimenti, si allontanò dicendo a tutti quelli che incontrava che se il musico fosse stato davvero bravo avrebbe avuto il coraggio di suonare in onore della sua donna. Ma nonostante la rabbia che gli era salita, il giorno successivo l’arrogante signore non poté fare a meno di tornare nella piazza, con la scusa di sbrigare alcuni commerci urgenti e mantenendosi ben alla larga dal saggio musico. Una musica dolce e soave leggermente acuta si levò nella piazza e tutti in silenzio si girarono ad ascoltarla. Solo brevi pause interrompevano questa delizia delle orecchie, pause nelle quali il saggio alzava gli occhi e guardava dritto verso le persone. Il nobile sentì la musica e lo sguardo del saggio entrargli dentro, ebbe il cuore gonfio di emozione e se ne andò quasi piangendo.
Dopo una notte travagliata e insonne, il giorno successivo, accompagnato dalla sua donna, tornò nella piazza ed andò di fronte al saggio e gli disse: “Ieri la tua musica è stata meravigliosa, ora suonala per me e la mia donna”. Di nuovo il saggio posò il suo strumento davanti a sé, chiuse gli occhi e tacque. Il nobile non ci vide più dalla rabbia, un medicante continuava a negargli i suo servigi, a lui, nobile e ricco, che avrebbe potuto pagarlo in oro!
L’onta era troppo grave e ripromise a se stesso che sarebbe tornato ogni giorno fino a che il musico non avesse suonato per lui.
Dopo una settimana nella quale ogni giorno la richiesta si faceva più pretenziosa e dalla quale riceveva null’altro che silenzio in risposta, urlò al saggio: “Potrei farti uccidere! Perché non vuoi suonare quando io te lo chiedo?”
In quel mentre, un uomo che sopraggiungeva da una casa poco distante, che aveva osservato per tutta la settimana il suo comportamento, preso coraggio dall’insegnamento silenzioso del vecchio musico, sorrise e disse: “Perché ti adiri, che senso ha? Non hai compreso che colui che sa veramente dare non darà a richiesta e non darà per avere una moneta in cambio! Se un uomo lavora per te ti deve ubbidienza in cambio di denaro, per quanti giorni tu lo hai pagato. Ma solo chi è libero dentro il suo corpo e dentro il suo spirito, semplicemente guardandoti in silenzio, può farti il dono più grande che viene dal cuore e senza ricevere nulla in cambio.”
Ricorda, o mio Re, non ha mai senso pretendere che gli altri facciano quello che noi desideriamo. Non occorre ribellarsi, basta il silenzio. E quando una musica meravigliosa ricevi in dono, non dare qualcosa in cambio, ringrazia dentro di te quella musica e quello sguardo e sentine tutta la bellezza e tutto l’amore.
Fai tesoro di questo, o mio Re.