Il Grande Fiume scorre maestoso e lento. L’uomo, che guarda le sue acque immense illuminate dal sole, non sempre vede chiaramente l’altra sponda. A volte basta un riverbero e la mente trae in inganno gli occhi che così vedono ciò che non è.
In un villaggio sulle rive del Grande Fiume, viveva Aseter, un uomo che il tempo e il commercio avevano reso ricco. Quando il commercio non servì più, poiché il denaro sarebbe stato sufficiente per molte vite, Aseter si rese conto che stava invecchiando solo nella sua grande casa. E per trovare uno scopo e un impegno per gli anni che erano restati cominciò a comprare pietre preziose e lucenti da un uomo strano con un grande manto scuro come la terra bagnata dall’acqua, che ad ogni luna passava nella sua città. Si appassionò talmente che voleva che tutti ammirassero le sue pietre, le portava fuori, le mostrava e le faceva vedere a tutti. Col passare del tempo neanche più gli importava di farle vedere, ogni nuova pietra era il suo orgoglio, ogni nuova pietra era qualcosa che gli faceva pensare di essere un uomo importante nel possederla.
Vicino al camino di casa sua altre due pietre stavano, non erano né lucenti né preziose, erano quelle che la sua serva usava per accendere ogni giorno il fuoco. E cosi il tempo passò, passò e il suo cuore pian piano diventava freddo e duro come le pietre che tanto ammirava: quelle mute e obbedienti pietre che solo servivano a fare sfoggio di sé.
Al villaggio giunse la notizia di alcune tribù che venivano dal deserto, esse razziavano villaggi e paesi. La paura lo colse, scavò all’interno di alcune pietre del muro della sua casa e trovò un nascondiglio per le sue belle e lucenti amiche.
Quando l’oscura tribù arrivò, razziò la sua casa. Nulla rimase, tutto portarono via, solo lasciarono un tocco di pane, un pezzo di formaggio e, qualche manciata di grano. Aseter non era dispiaciuto: in cuor suo sapeva che il suo bene più prezioso era salvo e del resto poco gli importava. Sollevato in cuor suo si addormentò e quando si ridestò come da un brutto sogno non c’era più nessuno al villaggio, tutto era stato distrutto e tutti erano fuggiti dimenticandosi lui. Calmo, mangiò qualcosa, quel poco che era rimasto. Quando alla sera andò per accendere il fuoco per riscaldare l’acqua e cuocere quel poco grano che gli era rimasto si accorse che le due piccole pietre che servivano per accendere la fiamma erano state rubate. E così si trovò col duro grano da mangiare, solo nel grande villaggio vuoto, andò nel muro, tolse le sue pietre amiche le guardò. Poi il freddo della notte lo colse ed egli iniziò a sfregare assieme due delle sue luccicanti pietre per accendere il fuoco, ma nessuna di queste lo poteva fare.
O mio Re, non fare che il tuo cuore diventi duro come la pietra, il tuo popolo ne soffrirebbe, hai fatto cose bellissime per il tuo popolo, il valore non è il valore del commercio, di una pietra o dell’altra ma nel calore di una fiamma che può sciogliere e rendere morbido un cuore. Apri il tuo cuore e guarda quelle piccole cose semplici, che non brillano all’esterno, ma sono profonde e reali dentro di te.
Non cedere all’illusione e alle lusinghe, tocca la terra e sentila fra le mani, il tuo cuore può restare aperto o mio Re. Dà valore a quello che è celato sotto la cenere e può scaldare il cuore, a volte il nemico più arduo da combattere è proprio dentro di noi. Ricordalo, o mio Re.