L’uomo, si sa, è una creatura strana.
Non comprende il dolore, o meglio,
fa finta di non capirlo.
Va avanti, come un mulo,
testardo e ignaro,
trascinando dietro di sé
le sue giornate sempre uguali,
i suoi rimpianti,
le sue piccole miserie quotidiane.
Eppure, proprio questo mulo,
questo essere curvo e distratto,
è capace di meraviglia.
Lo si vede, ogni tanto,
quando smette di camminare
e alza la testa.
Allora succede qualcosa:
un gesto, una parola,
un sacrificio silenzioso.
E l’uomo diventa altro,
non più bestia,
ma creatore di bontà.
Il nuovo anno arriva così,
come una porta che si apre
senza sapere cosa c’è dall’altra parte.
E l’uomo, con i suoi difetti,
con la sua infinita bellezza,
ci entra dentro,
un po’ esitante, un po’ speranzoso,
ma sempre uguale a se stesso:
un contenitore di miracoli
e di contraddizioni.
Buon anno, allora.
Non perché cambieremo davvero,
ma perché, nonostante tutto,
continueremo a provarci.
Sauro Tronconi (poesia del buon anno 2025)