“Le parole veementi si annullano l’una con l’altra” (Luciano Canfora)
Le epoche di tumulto e di crisi, come quella che stiamo vivendo, sono spesso caratterizzate da un’esplosione di retorica. In questi periodi, il dialogo pubblico si gonfia di proclami, di dichiarazioni enfatiche e di appelli emotivi. Questo non è un fenomeno nuovo; piuttosto, è un aspetto ricorrente della storia umana, una manifestazione della tensione tra parola e realtà.
Nell’osservare il panorama comunicativo attuale, si rileva una tendenza all’iperbole e al clamore. Molteplici voci si sovrappongono in un tumulto dissonante, cercando di superarsi l’una con l’altra in veemenza. Il rischio inerente a questo frastuono è quello di confondere piuttosto che chiarire, di nascondere piuttosto che rivelare.
Il discorso pubblico diviene così una valanga di parole, talvolta emesse con coscienza e deliberazione, ma spesso solo echi di pensieri altrui. Questo rimbombo incessante di parole spesso vacue può avere l’effetto nefasto di occultare la realtà, di offuscare le vere direzioni che prende la storia. La massa di informazioni, opinioni e interpretazioni può sovrastare la capacità di discernimento individuale, creando una nebbia che avvolge la verità.
È quindi essenziale esercitare un’attenta critica verso il discorso pubblico. Occorre interrogarsi sull’autenticità e sulle fonti delle affermazioni che si ascoltano, valutare con occhio critico le argomentazioni presentate e cercare di distinguere tra il rumore di fondo e le voci che hanno qualcosa di sostanziale da dire.
Inoltre, è fondamentale riconoscere che le parole hanno potere. Possono ispirare e motivare, ma anche ingannare e manipolare. Il loro uso responsabile richiede un’attenta considerazione delle loro implicazioni e delle loro conseguenze.
Infine, è dovere di ogni individuo impegnato nella sfera pubblica non solo ascoltare ma anche parlare con responsabilità, contribuendo al discorso comune in modo costruttivo. Le parole possono essere strumenti di illuminazione e progresso, ma solo se usate con attenzione e rispetto per la verità. Di fronte alle sfide della storia, è questo l’impegno che ci si deve richiedere: un uso delle parole che non annienti, ma che illumini e guidi.
Sauro Tronconi