Vergogna! Non dovrei più stupirmi di nulla, viste le cose che abbiamo visto negli ultimi cento anni, ma ancora un barlume di speranza rimane nei cuori di chi, come me, crede in un mondo possibile, un mondo umano, possibile. Ma quando sento dire da un ministro della Repubblica che in fin dei conti Cernobyl ha fatto solo quattromila vittime in 25 anni, mi si rivolta lo stomaco. Intanto non si prendono in considerazione le migliaia di donne che hanno abortito e le centinaia, forse migliaia di bambini costretti a chemioterapie per arginare le leucemie che ne sono derivate, tutti i piccoli nati con malformazioni e il dolore delle persone allontanate dalla loro terra, ma se anche fossero solo dieci persone morte sarebbe troppo!
Non si può comunque accettare che in nome dello sviluppo economico e dell’indipendenza energetica queste sofferenze non contino! Non si può accettare che ci sia un sacrificio “accettabile” di vite umane in cambio di una crescita economica.
Se è questo il messaggio che passa, il futuro che ci aspetta sarà una ininterrotta serie di catastrofi, senza soluzione di continuità, ove ogni crisi si innesca in un’altra serie di variabili, ininterrottamente, sino al collasso. Esattamente come succede in Giappone in questi giorni, ove a discapito della salute delle persone si è data energia per cinquanta anni allo sviluppo economico e industriale, costruendo centrali nucleari in uno dei paesi più sismici del mondo, facendo certamente del Giappone una potenza mondiale, ma mettendo a rischio la sopravvivenza della sua popolazione oggi e per le generazioni future.
Mi dispiace dirlo, ma potete già aspettarvi il peggio da ciò che sta accadendo a quelle centrali, sarà catastrofe, sarà morte e distruzione. E non serve essere un esperto di energia nucleare per dire questo, è sufficiente vedere cosa si è fatto in quel luogo grazie allo sviluppo del capitalismo selvaggio e dell’illusione del libero mercato, con tale rispetto per l’Uomo e l’ambiente. Le conseguenze nefaste sono garantite, in Giappone ed anche nel resto del pianeta.
Resta solo la pallida speranza che si torni a mettere l’uomo al centro del processo di sviluppo anziché ridurlo a pura merce come sta accadendo nell’attuale economia di mercato.