Quando c’è crisi ognuno per sé. Così si può sintetizzare ciò che accadrà, i paesi industrializzati entrano nella spirale recessiva, cioè implodono poiché la domanda non continua ad alimentare quella scala di crescita, questo è il perverso meccanismo del consumismo capitalistico. In poche parole non consumo perché ho pochi soldi, non consumando non alimento la catena produttiva, quindi la produzione non ha più quei profitti da plus valore, come diceva Marx. Meno utili, meno dividendi, quindi bisogna correre ai ripari, licenziare o comunque abbassare i costi dei prodotti agendo sui salari. Meno entrate al lavoratore, meno possibilità di comperare e così via sempre peggio, questa è la spirale recessiva. Soluzione suggerita, spendete di più, consumate di più; come? Aiutiamo gli stipendi deboli ecc..
In più, oggi abbiamo un altro elemento che produce una ulteriore accelerazione al processo: l’ansia, la paura. La percezione della crisi, che spesso non è la reale crisi.
La schizofrenia delle nostre società è che da una parte si continua ad alimentare il modello consumistico basato sul desiderio indotto ed irreale del “così sarai felice” e dall’altra si alimenta la paura con un bombardamento mediatico che ogni giorno ci fa vedere per esempio l’intervista della signora anziana al mercato che raccoglie gli avanzi di verdura dalla spazzatura o facendo passare continue immagini illusorie di povertà anteguerra. Dovete comperare perché sarete felici, una volta soddisfatto un desiderio dovrete subito mettervi all’opera per soddisfare il prossimo, non per necessità, ma per automatismo puro, ed allo stesso tempo devi avere paura del futuro, di non poter più avere ciò che è divenuto indispensabile, di tornare povero, di dover lavorare a testa bassa senza automobile e telefonino, senza le ferie. Sarai infelice come erano infelici i tuoi antenati! (… ma erano davvero tanto più infelici di te?)
Il processo consumistico crea un idea virtuale di se stessi, un individuo che nella realtà non esiste poiché la maggior parte dei suoi bisogni è irreale, ma si sa quando si è dentro un allucinazione, quella è la realtà e nessuno può dirci il contrario.
Il salario perde potere di acquisto, l’inflazione cresce; meno domanda, meno produzione e quindi più costi e meno profitti. Tu però hai l’imperativo di acquistare, addirittura ti si dice chiaramente “ se non acquisti la tua fabbrica chiuderà, perderai il posto di lavoro”. Questo modello perverso non può far altro che portare al disastro poiché non si potrà continuare all’infinito a produrre e consumare, perché le risorse non sono rinnovabili, perché i conflitti per le risorse disponibili creano nuovi conflitti fra Stati ed ulteriori divisioni. Perché se tutti gli esseri umani della terra volessero avere ciò che noi abbiamo la terra imploderebbe.
La crisi dice ognuno per sé, la crisi dice pur di sopravvivere ti uccido. Tutti diventano cattivi, il razzismo si consolida e si giustifica in nome della necessità. Non importa se è vera crisi o illusione del processo consumistico. Non importa se per te il reddito non è affatto cambiato e hai le stesse possibilità di prima. Ora avverti il pericolo e hai diritto di difenderti. Quello che importa è la sensazione psichica collettiva che genera ondate di opinioni a stabilire quanto è grave la crisi e quali provvedimenti prendere urgentemente per il salvataggio.
L’immagine è quella di un vetrino da laboratorio con dei batteri, all’inizio prolificano, poi finiscono i nutrienti, allora si mangiano fra loro, poi muoiono tutti. Possibile che nessuno si renda conto che questo meccanismo infernale va fermato? Che è necessario rivedere prima del processo economico il processo culturale, filosofico, etico dell’essere umano?
O l’Uomo evolve o l’Uomo perisce.