Barack Obama continua per la sua strada, e non ci sta deludendo.
Questo pianeta appare un tale complesso intrigo di variabili che molti semplicemente, di fronte alla vastità dei cambiamenti e delle interazioni, preferiscono chiudersi, isolare il proprio contributo ai bisogni/desideri quotidiani. Tutti sono apparentemente informati di tutto ma l’effetto è il contrario, l’uomo comune è sommerso, il suo sentire e percepire il mondo diviene impotenza e allora delega. Delega in automatico. Ma a cosa delega? Alle emozioni collettive, quelle emozioni di massa che producono stupidità nella capacità di ragionare e vedere il mondo nel suo insieme reale. Così quando i leader spingono verso la paura e lanciano slogan negativi la massa tende a seguire quella linea emozionale e ad innescare una serie di processi consequenziali. Chi è talmente stupido da non accorgersi che la crisi economica è il frutto delle politiche di paura e guerra degli ultimi 7 o 8 anni? Ma non solo perché l’economia capitalista è il diavolo, il problema è come tutti si sentono e come tutti percepiscono la realtà. Quando vi è una percezione della realtà che dice continuamente: sei in pericolo, in guerra, siamo sotto attacco, i tuoi figli sono in pericolo, lo scontro di civiltà è un pericolo, lo straniero è il male e così via, la reazione emozionale di molti è: mi arrocco, mi faccio gli affari miei, mi proteggo e accumulo ricchezza e risorse indipendentemente dagli altri, poiché quando si percepisce il pericolo gli altri non contano più e l’egoismo e totale, tutto è fuori controllo e non c’è né etica né direzione.
Finalmente dopo anni di crepuscolo emerge dall’oscurità Barack Obama, un miracolo che solo una nazione così contraddittoria come gli Stati Uniti poteva far emergere.
Obama comincia a dimostrare di essere un membro della specie che non vuole estinguersi, che semplicemente chiede di applicare il buon senso alla vita umana su questo pianeta, perché la realtà è che non abbiamo altro posto ove andare e che se creiamo un inferno, poi lo dovremo abitare.
Il suo discorso al Cairo non è solo un discorso al mondo Islamico è un discorso per tutti, è un discorso per gli Americani, ma anche per l’Europa. Ci dice: basta con il fanatismo, sono i fatti che devono parlare, basta con le ideologie che distruggono l’essere umano, basta con la fede del potere dell’uomo sull’uomo. Ci dice: assieme, ma con le nostre differenze, possiamo fare un mondo pacifico e prospero; divisi e in guerra il declino sarà inevitabile poiché ogni contraddizione salirà sino al conflitto.
Le sue parole arrivano all’emozione e poi al ragionamento e arrivano alla gente a quelli che vogliono vivere in pace, chiudere il discorso con “that we do unto others as we would have them do unto us (che noi facciamo agli altri ciò che vorremmo gli altri facessero a noi)” è bello e potente, non è ideologico, è pratico.
Obama, è dalla parte di chi vuole intervenire davvero positivamente su questo mondo. Non è un leader religioso a pronunciare quelle parole, ma un uomo politico, il governante della più grande potenza mondiale! Speriamo che altri uomini coraggiosi emergano dal crepuscolo, seguendo il suo esempio, per illuminare il cammino e far sorgere una nuova era.