La mente sogna, sogna continuamente e quando sogna noi non esistiamo, il sogno si sovrappone continuamente alla realtà e vela la nostra interpretazione. Si somma alle aspettative e ai desideri e ci fa vivere in una specie di limbo automatico ove accadono eventi fuori dal nostro controllo. In questa condizione la maggior parte delle persone trascorre la propria esistenza; e non è assolutamente scontato uscirne.
“…lo stato di veglia quotidiano è simile allo stato di sonno notturno. Voi camminate con gli occhi aperti, ma la vostra mente continua a produrre incessantemente sogni come un caleidoscopio. La situazione è simile a quella che si verifica quando siete davanti ad un televisore e state per addormentarvi: state tentando di rimanere ad occhi aperti, ma cominciano ad arrivare i sogni. Voi siete ancora in parte svegli, e arrivano i sogni che si collegano a qualcosa di casuale: un particolare del programma che state vedendo, un vostro ricordo, qualcosa che è accaduto durante la giornata. E voi vi perdete, entrate in questo stato semi-onirico, ipnotico.”
Lo stato, nel quale ci troviamo in questo momento, ossia lo stato in cui lavoriamo, parliamo, ci immaginiamo di essere coscienti, lo chiamiamo sovente «coscienza lucida» o «coscienza di veglia», mentre in realtà dovrebbe essere chiamato «sonno di veglia» o «coscienza relativa ».”*
E’ necessario comprendere che il sonno non si dissolve quando l’uomo si sveglia. Il sonno rimane, con tutti i suoi sogni e le sue impressioni; vi si aggiungono soltanto un atteggiamento critico verso le proprie impressioni, pensieri meglio coordinati, azioni più disciplinate. I sogni divengono invisibili, proprio come la luna e le stelle scompaiono alla luce del sole. Tuttavia sono tutti presenti ed esercitano sovente sull’insieme dei nostri pensieri, sentimenti ed azioni, un’influenza la cui forza può prevalere persino su quella delle reali percezioni del momento.
Non si può dire che l’uomo in questo stato sia sveglio, dato che resta fortemente influenzato dai sogni e che in pratica vive più nei sogni che nella realtà.
Molte delle assurdità e delle contraddizioni degli uomini e della vita umana in generale, trovano spiegazione se comprendiamo che gli uomini vivono nel sonno, agiscono nel sonno e non sanno di dormire.
Se quando ci consideriamo svegli, in realtà non lo siamo o lo siamo solo parzialmente è evidente che molte delle nostre scelte siano condizionate da fattori che sfuggono al nostro controllo. Di conseguenza anche ciò che noi ricordiamo è contaminato da questo stato semionirico, così nelle scelte o nelle decisioni che dovremo poi prendere nel corso della nostra vita avremo spesso elementi e informazioni falsati, diviene così un circolo vizioso. A nulla valgono i richiami continui che la realtà ci dà, producendo continuamente attriti e crisi, poiché vivere è, per tutti, un continuo confronto con infinite variabili. A volte i richiami sono potenti e ci scuotono per un attimo, e allora si emerge dal sonno, ma poi non investendo energie nel mantenere questo stato si torna presto all’automatismo della normalità.
Vale il detto degli antichi Dervisci “un uomo tenta di svegliarsi solo quando si rende conto di dormire”.
Per questo da sempre, è così importante conoscere se stessi, poiché solo attraverso l’osservazione obiettiva di se stessi ognuno si può rendere conto delle reali condizioni in cui si trova ed innescare, così, un circolo virtuoso. Ma ricordate sempre che non è sufficiente “credere” di dormire, perché qualcuno ve lo dice, ma è fondamentale comprenderlo attraverso la propria esperienza diretta.
* Tratto dal seminario: “Memoria del sogno, memoria della realtà” con Sauro Tronconi