Tutti noi siamo cresciuti con l’idea della libertà individuale, le nostre democrazie si basano su questo.
Possiamo però vedere come questa idea non diviene realmente concreta sino a quando l’individuo non diviene consapevole di se stesso.
Ma in concreto quali sono i carcerieri che limitano la nostra libertà?
Il primo è senz’altro l’automatismo, la meccanicità con la quale reagiamo agli eventi della nostra vita. E lo facciamo come ce lo hanno insegnato, come lo vediamo alla televisione, come gli altri si aspettano che siamo. Ma neppure ce ne accorgiamo, il nostro agire è così, allo stesso modo di un piccolo automa azionato da un computer che reagisce ad eventi simili allo stesso modo. Per affrancarci dall’automatismo occorre iniziare ad essere attenti a ciò che ci accade, non reagire più di getto, ma iniziare a scegliere la nostra azione. Uscire dalla ripetitività.
Il secondo è liberarsi dai modelli sui quali abbiamo costruito il nostro comportamento e le nostre modalità. E per fare questo dobbiamo riconoscere questi modelli, iniziare veramente a distinguere cosa sia veramente nostro, cosa scaturisce dal profondo del nostro animo e cosa ci è invece rimasto appiccicato addosso. Questo è indispensabile per essere davvero liberi nella percezione della realtà che ci circonda, più obiettivi nel togliere quelle maschere che si frappongono nel rapporto fra noi e gli altri.
Solo un uomo che ha iniziato a liberarsi veramente da questi carcerieri potrà intraprendere azioni che creino libertà nella società in cui viviamo, che creino quel senso di crescere con gli altri, non al comando degli altri.
Se è vero che per avere lo spazio di esprimere se stessi servono condizioni socio-economiche e culturali favorevoli, è pur vero che perché queste esistano occorre che ognuno agisca consapevolmente e responsabilmente.
Per avere una situazione dove la cultura diviene tramite di idee nuove e dove ciascuno è in grado di decidere coscientemente tra ciò che è “buono” e ciò che è “cattivo”, occorrerebbe dare ancor più energia alla formazione dell’essere umano. Forse occorre iniziare a chiedersi se non sia indispensabile, per avere una democrazia compiuta, compiere lo sforzo fondamentale e primario di formare gli individui ad usare la propria capacità di discernimento e comprensione, piuttosto che essere condizionati da modelli e induzioni collettive.