Nel tempo antico, quando il Veda tace
e l’ombra del Kali Yuga s’allunga,
ogni coscienza fugge dalla terra,
ritratti sono angeli e santi
in attesa di un’alba che non viene.
Restano solo i demoni del Tibet,
figure scure tra nevi eterne,
che fanno l’impossibile sembrare,
per mantenere in vita chi rimane,
senza un cielo a cui far ritorno.
Ma ecco apparire nuovi demoni,
con cilindri neri in testa,
che vanno tra gli umani a portare
i semi di un nuovo risveglio:
è il loro antico dovere.
Camminano tra rovine e silenzi,
senza paradisi né promesse,
legati a un mondo che si spegne,
custodi di un fuoco che vacilla
in un deserto di memorie.
Le loro mani scavano la terra,
cercando semi in aride zolle;
il loro sguardo sfida l’orizzonte
dove il sole si nasconde
e la notte non conosce fine.
Eppure, nel loro oscuro andare,
c’è un canto che s’alza dal profondo,
un’eco di speranza trattenuta,
un filo d’oro tra le nubi
che lega ancora il cielo alla terra.
Sauro Tronconi (Poesie reali)